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L'Abruzzo dei parchi...
Provincia di Chieti
Parchi
archeologici
naturalistici |
Fara San Martino-Palombaro
Notizie generali:
Tipologia: Riserva Naturale Orientata
Statale; istituita con D.M. 2 febbraio 1983; ricade nel Parco Nazionale
della Majella. Regione: Abruzzo Provincia: Chieti
Gestione: Ex Azienda di Stato
per le Foreste Demaniali, Viale Riviera, 299, 65123 Pescara
La Riserva Naturale Orientata Statale Fara San
Martino-Palombaro interessa un'area di 4.202 ettari lungo i rilievi apenninici
nel Comune di Fara San Martino (CH). Molto suggestive sono le Gole di Fara San
Martino, una suggestiva forra scavata dall'azione incessante fiume Verde. Sono
presenti nella Riserva numerose le grotte, molte delle quali, in passato, sono
state luoghi di culto e rifugio di pastori e briganti. La presenza dell'uomo
nell'area risale all'Età del Bronzo.
Flora:
La Riserva Fara San Martino-Palombaro è
caratterizzata da diverse formazioni vegetali di notevole valore scientifico e
naturalistico: sulle rocce più basse si trovano leccio, corbezzolo e
terebinto.
Più in alto troviamo pino nero laricio, con esemplari pluricentenari, vaste
faggete (come quella di Valle di Macchia Lunga) ed estese formazioni di
pino
mugo.
Fauna:
Rappresenta un ambiente di fondamentale importanza
per diverse specie di uccelli, come l'aquila reale, il falco pellegrino, il
lanario, il picchio muraiolo, il crociere e la coturnice, simbolo della Riserva.
La zona è frequentata dall'orso bruno marsicano, dal lupo appenninico, dal
capriolo e dal cervo.
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Feudo d'Ugni
Notizie generali:
Tipologia: Riserva Naturale Orientata
Statale; istituita con D.M. 15 settembre 1981; ricade nel Parco Nazionale della
Majella.
Regione: Abruzzo
Provincia: Chieti
Gestione: Ex Azienda di Stato per
le Foreste Demaniali, Viale Riviera, 299 65123 Pescara
La Riserva Naturale Orientata Statale Feudo Ugni
interessa un'area di 1.563 ettari lungo i rilievi appenninici della Majella,
delimitata a nord dal torrente Avello, nei Comuni Palombaro e Pennapiedimonte
(CH).
La Riserva Feudo Ugni è ricca di grotte, tra cui la
famosa Grotta Nera, formata da due stanze color panna dove stalattiti e
stalagmiti si alternano in forme plastiche molli al tatto.
Flora:
La vegetazione varia secondo l'altitudine. Oltre i
2000 m si trovano vaste praterie d'alta quota con molte e rare specie botaniche,
tra cui la soldanella della Majella, la stella alpina appenninica, la
genziana
primaticcia, la genziana nivale, l'Androsace della principessa Matilde ed il
genepì appenninico. Le specie floristiche censite nella riserva sono 1700, delle
quali 50 specie di orchidee. Troviamo estesi boschi di faggio e, nella fascia
pedemontana, boschi misti di olmo montano, frassino maggiore e, nelle zone più
umide, tasso e agrifoglio.
Fauna:
Più di 100 sono le specie di uccelli segnlate, tra
cui il falco pellegrino, l'aquila reale, il lanario, l'astore, il
gracchio alpino, etc. Sporadica la presenza dell'orso bruno marsicano, mentre risulta più
frequente quella del lupo appenninico. Altre specie di mammiferi sono il
gatto
selvatico, la puzzola, la martora, la donnola e il cervo.
L'accesso alla riserva è vietato a
qualsiasi mezzo a motore mentre il turismo escursionistico deve essere
praticato lungo i sentieri prefissati. |
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Quarto Santa Chiara
Notizie generali:
Tipologia: Riserva Naturale Orientata Statale; ricade nel Parco Nazionale
della Majella.
Superficie: 485 ha
Provincia: Chieti
Istituzione: 1982
Gestione: Ex Azienda di Stato
per le Foreste Demaniali Via Sangro, 45 67031 Castel di Sangro (AQ)
La Riserva Naturale Orientata Statale Quarto Santa
Chiara interessa un pianoro carsico con inghiottitoi; si trova nel Comune di
Palena e occupa una superficie di 485 ettari.
La Riserva Quarto Santa Chiara si trova ad
un'altitudine compresa tra i 1.073 m Fosso Grottignano e i 1.729 m di Serra
Molione.
Flora:
Il paesaggio è caratterizzata da boschi di faggio,
acero e carpino bianco, alternati a zone a pascolo.
Fauna:
Nell'area si possono osservare diverse specie di
mammiferi, tra cui il lupo appenninico, l'orso bruno marsicano, il
capriolo, il
cinghiale, la volpe, la lepre, la faina, la martora, lo
scoiattolo; tra gli
uccelli, l'astore, lo sparviero, la poiana, il gufo
comune, la civetta ed il
barbagianni.
Nelle zone umide si incontrano alcune specie di uccelli migratori, come la gru,
l'oca selvatica, la cicogna bianca.
Come si arriva:
In auto: strada statale n. 84 dal Piano
delle 5 Miglia oppure dalla Valle dell'Aventino.
In treno: linea Sulmona-Carpinone, stazione di Palena (CH). |
Abetina
di Rosello
Notizie generali:
Tipologia: Riserva Naturale Regionale
Guidata; istituita con L.R. 23 settembre 1997 n. 109; Oasi WWF Italia dal
1992 Regione: Abruzzo Province: Chieti; Isernia (Molise)
Gestione: Comune di Rosello
Piazza Municipio, 1 66040 Rosello (CH) Tel. 0872 948444
La Riserva Naturale Regionale Guidata Abetina
di Rosello tutela un'area di 211 ettari circa, dove si trova uno dei nuclei
superstiti d'abete bianco in Abruzzo, sui fianchi della valle del torrente
Turcano, affluente del Sangro; interessa i territori comunali di Rosello
(CH) e Agnone (Isernia nel Molise).
L'altitudine varia tra gli 850 e i 1279 m. del
monte Castellano e la Riserva è interamente attraversata dal suggestivo
torrente Turcano, affluente del fiume Sangro. Il territorio è quasi
interamente coperto dal bosco e solo nelle aree marginali si trovano pascoli
cespugliati in cui la vegetazione sta riprendendo il sopravvento per il
diminuito carico di bestiame domestico. A monte la Riserva è delimitata dal
tratturo secondario che collegava il monte Secine al fiume Biferno e confina
con l'Abetina di Selva Grande, nel territorio di Castiglione Messer Marino.
Dedicata all'abete bianco, la Riserva, nata nel
1997, comprende un territorio in cui questa specie, rarissima nell'Appennino
centrale, è studiata e tutelata.
Flora:
Oltre all'abete, sono presenti il faggio,
in associazione con il tasso, il carpino bianco, il tiglio e altre specie
del bosco misto; nel sottobosco si notano specie come la bàccara (Asarum
europaeum) e orchidee come l'Epipactis purpurata.
Fauna:
Tra i
mammiferi si segnala la presenza di lupo, gatto selvatico e capriolo. Molti
anche gli uccelli legati all'ambiente boschivo, come il picchio nero, lo
sparviero, il colombaccio. È presente poi un raro coleottero,
Eurythrea
austriaca. La Riserva è attraversata dal torrente Turcano, affluente del Sangro, nelle
cui acque limpide vive il gambero di fiume, specie sempre più rara; lungo le
rive si trovano l'ululone dal ventre giallo e la salamandrina dagli
occhiali.
Come
arrivare:
A25, uscita di
Sulmona, poi SS 17 fino a Castel di Sangro, si prende quindi la
strada 652 di fondovalle del Sangro fino all'uscita di Sant'Angelo
del Pesco, quindi direzione Borrello e poi Rosello.
La fondovalle
Sangro è raggiungibile anche dall'autostrada Roma-Napoli, uscita
Caianello e poi SS 85 per Isernia e SS 17 fino a Castel di Sangro.
|
Oasi WWF Abetina di Rosello
Superficie: 10 ettari Comune: Rosello (CH)
Il territorio è quasi interamente
coperto dal bosco e solo nelle aree marginali si trovano pascoli
cespugliati ed ambienti rocciosi. |
Oasi WWF Abetina di Selva
Grande
Superficie: 800 ettari Comune: Castiglione Messer Marino (CH)
L'Oasi è suddivisa in tre parti: il
bosco di abete bianco, naturale prosecuzione di quello di Rosello,
la faggeta e le aree pascolo. |
F =
facile
M = medio
D =
difficile |
Escursioni e passeggiate:
Da Fonte Volpona, area attrezzata a
circa 1 km dall'ingresso della Riserva, si snoda il percorso Natura
che consente di ammirare, con un sentiero ad anello di circa 1 km
dotato anche di un apposito osservatorio, angoli particolarmente
suggestivi del bosco e la sua grande ricchezza di specie vegetali e
soprattutto arboree. F
Da Fonte volpona parte anche un
percorso escursionistico che, salendo sulla destra lungo una
mulattiera, raggiunge quasi la SP per Pescopennataro fino a Colle
Tasso per poi scendere al torrente Turcano e risalire, con una
piccola deviazione, al monte Castellano (1.179 m, il punto più alto
della Riserva) seguendo il tracciato dell'antico tratturo Ateleta-
Biferno. Da qui si può ridiscendere lungo il confine dell'area
protetta, nei pressi di Coste della Grotta, di Fonte Puolo, di Fonte
Vecchia, fino a raggiungere il punto di partenza. Il percorso lungo
circa 7 km, si copre a piedi in circa 3 ore; attraversa,
costeggiandolo, tutto il bosco e può essere percorso anche a cavallo
o con gli sci nella stagione invernale. M |
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Bosco di Don Venanzio
Notizie generali:
Tipologia: Riserva Naturale Regionale
Guidata; istituita con L.R. 29 novembre 1999 n. 128 Regione: Abruzzo
Provincia: Chieti
Gestione: Comune di Pollutri, Corso Giovanni Paolo II,
66020 Pollutri (CH) Tel. 0873 907359
La Riserva Naturale Regionale Guidata Bosco di
Don Venanzio interessa un'area di 74 ettari (oltre alla fascia di protezione
esterna), in località Crivella del comune di Pollutri (CH).
A due passi dal mare, il
Bosco di Don Venanzio, così chiamato dal nome dell’ultimo proprietario,
Venanzio Di Virgilio che nel 1986 lo cedette al comune di Pollutri, è uno
degli ultimi lembi di foresta planiziaria della costa adriatica, 78 ettari
protetti dal 1999 con l’istituzione della Riserva. Il Bosco di
don Venanzio costituisce un relitto dell’antica foresta costiera abruzzese.
Il bosco sorge su di una serie di terrazzi fluviali a quote via via
decrescenti. Il primo, e più esteso, copre tutta la vallata del Sinello ed è
stato disboscato per far posto alle coltivazioni.
Non lontano dalla Riserva si trova l’antico nucleo murato di Pollutri con il
suo castello medioevale.
Flora:
Sette metri più sotto un
secondo terrazzamento ospita un lembo di bosco, spesso allagato in inverno,
con esemplari di farnia che raggiungono anche i 25 metri di altezza. Nel
successivo terrazzo, quando il fiume si ritira dopo le piene, rimangono
pozze in cui si sviluppa un’interessante fioritura di piante igrofile.
Infine l’ultimo terrazzo costituisce il letto del fiume in cui si trovano
brasca, ranuncolo, sedano d’acqua, crescione.
Fauna:
Numerose sono le specie di
uccelli di passo e nidificanti come il picchio verde, il picchio rosso
maggiore e il mezzano.
Come
arrivare:
A14, uscita di
Vasto nord, quindi si seguono le indicazioni per Casalbordino e
Pollutri. |
F =
facile
M = medio
D =
difficile |
Escursioni e passeggiate:
Il suo aspetto
intatto si deve alla tutela integrale cui il bosco è sottoposto:
all’interno non vi sono sentieri e i percorsi dei visitatori vengono
definiti di volta in volta dalle guide per limitare i danni del
calpestio.
L’unico viale
interno, il Formale del mulino, affianca il canale di
alimentazione di un antico edificio per la macinazione danneggiato
durante la guerra. F |
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Cascate del Verde
Notizie generali:
Ufficio della
Riserva: presso il Comune
Comune:
Borrello (CH) Piazza G. Marconi, 13 cap 66040, tel. 0872-945124; fax
0872-41281
E-mail:
comune.borrello@libero.it
Società di
servizi: Cooperativa Rioverde Natura:
tel. 0872-945495
E-mail:
info@borrellosite.com
La Riserva Cascate del Rio Verde rivela interessi
naturalistici paesaggistici e scientifici. Il Rio Verde, nasce in località
Quarto fra Abruzzo e Molise e dopo un breve percorso si congiunge al Sangro con
un notevole dislivello che crea delle spettacolari cascate articolate in tre
salti consecutivi di circa 200 metri.
Queste cascate naturali sono di grande rilevanza scientifica, per posizione e
per il microclima esistente. Sono le più alte dell’Appennino, seconde in Italia
e tra le più alte in Europa e nel Mondo . Vengono alimentate da acque perenni
anche se variabile nella portata durante l’anno. L’area, coperta da una
rigogliosa vegetazione fra bastioni di roccia poderosi e pareti a strapiombo, si
affaccia sul Sangro.
Le cascate si trovano in un ampio canyon destinato con il tempo a diventare
sempre più profondo grazie all’azione erosiva dell’acqua.
Flora:
Le pareti rocciose che circondano queste
meravigliose e suggestive cascate sono coperte da una fitta vegetazione
mediterranea, ma in alcuni versanti, in particolare nelle aree di forra, con un
clima più fresco ed umido troviamo specie tipicamente montane, come il faggio e
l’abete bianco.
Fauna:
Le acque del Rio verde sono ricche di fauna
Bentonica, cioè di insetti acquatici che rappresentano una delle principali
risorse per altri animali.
Il merlo acquaiolo e la ballerina gialla sono sensibili all’inquinamento delle
acque e specialmente dei corsi montani freschi e ricchi di ossigeno. Altri
animali indicatori biologici sono i granchi di fiume, ed i gamberi di fiume, che
qui rappresentano una delle popolazioni più consistenti. Non sono nemmeno da
tralasciare l’importanza e la numerosa presenza della trota fario che ha
caratteristiche genetiche pure del ceppo appenninico. Altre specie legate
all’acqua sono gli anfibi: rane verdi e rana italica oltre ai rettili che vivono
nelle aree circostanti le cascate. Molto interessante tra gli uccelli è la
presenza dei rapaci: Poiana comune, Sparviero, Nibbio Reale,
Falco Pellegrino e
tra i notturni il Gufo comune.
Nei boschi circostanti vivono e si mimetizzano rari mammiferi come la puzzola ed
il gatto selvatico.
F =
facile
M = medio
D =
difficile |
Percorso 1 – Alla scoperta della
misteriosa “Porta Saracena”
Dal piccolo altopiano di Cavarena è possibile ammirare il
territorio una volta frequentato dai Sanniti con i propri vicus,
come Trebula nella vicina Quadri, oppure gli antichi tratturi lungo
il Sangro; un passaggio scavato nella roccia forma una specie
d’ingresso naturale denominano “Porta Saraceni”. Nel pianoro si
notano le “macere” ed i terrazzamenti lasciati dai contadini per la
bonifica dei terreni.
Dislivello: 800 m – 840 m; Durata h: 1 Difficoltà: F
Percorso 2 - Gli ultimi abeti
Boschi di latifoglie, in particolare cerrete e faggete, misti
con abete bianco. Aree coltivate a farro nella sua varietà endemica
della vallata del Sangro; fontane e sorgenti.
Dislivello: 800 m – 960 m; Durata h: 3 Difficoltà: F
Percorso 3 - Le fatiche dell’uomo e le vestigia dell’antica
cartiera
Percorrendo un’antica mulattiera, lasciata immutata nel corso
dei secoli, tra mura di pietre, si rivive la sensazione di un tempo
antico, quando tutta l’area disboscata e terrazzata, era interamente
coltivata, ed adesso circondata da boschi. Si notano ancora i
ricoveri dei contadini e le stalle. Si giunge poi alla cartiera del
XVII secolo, da poco recuperata in alcune sue parti parti.
Dislivello: 800 m – 535 m; Durata h: 3 Difficoltà: F
Percorso 4 – Le spettacolari guglie rocciose e l’imponente
cascata del Verde
Si possono ammirare le cascate sia dall’alto che dalla parte bassa
spaziando con lo sguardo sui singolari paesaggi della vallata,
oppure sulle rocce a strapiombo. Si attraversano boschi e valli una
volta coltivati dall’uomo, come testimoniano i numerosi
terrazzamenti, muri a secco, capanne a thòlos oppure grotte naturali
rioccupate nelle diverse epoche. Lungo il tragitto è possibile
notare il volo di qualche falco pellegrino, oppure le orme dei
cinghiali sul terreno bagnato.
Dislivello: 600 m – 800 m; Durata h: 4 Difficoltà: M
Percorso 5 – Da Borrello a Rosello tra i paesaggi naturali e i
segni lasciati dall’uomo
Panoramico percorso da Borrello a Rosello, con ampie vedute
paesaggistiche. Si possono ammirare gli orti suburbani in prossimità
della monumentale Fonte Vecchia ed attraversando il Torrente Verde
avvistare la trota fario e i gamberi. Attraversando i pascoli sul
basamento calcareo di Piana delle Macchie si giunge al Santuario
della Madonna delle Grazie ed infine nell’abitato di Rosello.
Dislivello: 800 m – 930 m; Durata h: 2,5 Difficoltà: F
Percorso 6 - L’antico insediamento di Pilo, feudo del poeta di
corte Sordello da Goito
Si possono vedere i ruderi dell’antico insediamento di Pile
appartenuto, al tempo di Carlo d’Angiò, unitamente ad altri feudi,
al famoso poeta di Corte Sordello da Goito. Ampi e suggestivi
panorami, con lo sfondo della maestosa Majella, si aprono lunga la
vallata del Sangro
Dislivello: 800 m –844 m; Durata h: 2,5 Difficoltà: F |
I due percorsi più importanti, quello
che porta alle cascate e quello che si inoltra nel bosco, saranno
resi fruibili agli anziani, ai disabili e completati con aree di
sosta e segnaletica adeguata. Degli altri due, uno conduce sul Colle
San Matteo ai resti dell’Abbazia di San Martino di Pilo, l’altro
esplora il Vallone Piccioni. Si possono affittare biciclette e
percorrere alcuni tracciati. La Riserva organizza visite, escursioni guidate e giornate tematiche
sulla natura e la storia del luogo. È in allestimento il Museo delle
Aquile, mentre sono già visitabili il Museo delle Arti contadine e
quello delle Acque. |
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Gole Di San Venanzio
Notizie generali:
Ente
gestore: Comune di Raiano
Sede:
Viale Tratturo - 66027 Raiano (AQ) Tel: 0864/726058 Fax:
0864/726058
Superficie: 1.107 ha
Istituzione: 1998
La Riserva nasce nel 1998 per proteggere un tratto
del corso del fiume Aterno che, tra i monti Mentino e Urano, ha scavato sei
chilometri di gole. Di grande suggestione è l’eremo quattrocentesco di San
Venanzio, costruito tra le due sponde e meta di escursioni e pellegrinaggi.
L’eremo segna anche il confine tra il paesaggio delle gole e quello della
pianura agricola ai bordi della quale affiorano numerose risorgive: fra queste
si trovano sorgenti sulfuree. Interessante anche l’antico acquedotto di Corfinio
scavato per un tratto nella parete rocciosa.
Flora:
Sono presenti piante acquatiche
semisommerse, cannuccia di palude, coltellaccio, o fluttuanti come il
sedano
d’acqua e la brasca; sulle rive salici e pioppi si alternano agli ontani.
Interessante anche la flora delle rupi che comprende il fiordaliso giallo, la
Trinia glauca, la campanula di Cavolini. Sulle pareti riparate compaiono
l’efedra, la dafne olivella e il bagolaro. In alto, dove la pendenza è minore,
si sono formati prati aridi con Stipa e Bromus. Lungo i pendii più caldi prevale
un bosco rado di roverella con terebinto e ginepro alternati a
ginestra.
Fauna:
Nelle cavità delle due pareti di rocce calcaree
strapiombanti, fanno il nido il falco lanario, il pellegrino, il
lodolaio e
l’aquila reale.
Nelle acque dell’Aterno vivono la rara trota macrostigma, l’anguilla e la
lampreda; numerose le specie di uccelli acquatici fra cui rallidi come la
folaga
e la gallinella d’acqua, vari anatidi, il martin pescatore, il tuffetto e molti
altri. Fra radure e bosco si trovano il capriolo e il cinghiale. Non rari anche
mustelidi e piccoli vertebrati.
Come
arrivare:
A25, uscita di Pratola Peligna - Sulmona, poi si
prende verso ovest la diramazione della SS 5 fino a Raiano. |
Dei cinque sentieri percorribili, uno porta fino all’eremo di San
Venanzio con una passeggiata di 1, 5 chilometri, un’altro alla chiesetta
della Madonna de Contra.
Un terzo percorso, quello dello Scerto, è attrezzato per disabili.
A cavallo e in mountain bike si possono percorrere poi quasi 10 km di
itinerari.
Per l’avvistamento dei rapaci è stato attrezzato un sito su una delle
pareti della gola, adatto anche a piccoli gruppi.
Si può visitare il Museo storico “Frantoio Fantasia” mentre è in fase di
realizzazione il Museo naturalistico e delle Tradizioni. Oltre all’area
di sosta esistente presso l’eremo ce ne sono in progetto altre due
presso la sorgente la Solfa e vicino alla chiesa della Madonna de
Contra.
La Riserva ha attivato un servizio di navetta per i visitatori, effettua
visite ed escursioni guidate, organizza campi di volontariato
internazionale con la collaborazione di Legambiente; insieme alle aree
protette di Monte Genzana e delle Gole del Sagittario promuove
annualmente le iniziative di “Vivere le riserve”. |
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Lago di Serranella
Notizie generali:
Tipologia: Riserva Naturale Regionale
Guidata; istituita con L.R. 9 maggio 1990 n. 68; Oasi WWF Italia dal 1987.
Regione: Abruzzo Provincia: Chieti
Gestione: Comune di
Sant'Eusanio del Sangro - WWF, Località Brecciaio, 2 66037 Sant'Eusanio del
Sangro (CH)
Tel. 0872 50357
La Riserva Naturale Lago di Serranella, estesa
300 ettari più 200 ettari di fascia di rispetto, rappresenta una delle
ultime zone umide d'Abruzzo e si estende fra la costa adriatica e il
massiccio della Majella a circa 90 metris.l.m., nei comuni di Altino, Casoli
e S. Eusanio del Sangro ed interessa il fiume Sangro nel suo tratto
planiziale.
Nato nel 1981 come bacino artificiale per
l’irrigazione, il lago di Serranella è diventato ben presto un ambiente
umido di grande interesse e, dal 1990, è Riserva naturale. L’area protetta si trova a monte di uno sbarramento lungo il basso corso del
Sangro nel punto in cui questo raccoglie le acque dell’Aventino e di
affluenti minori, il Gogna e il Pianello.
Flora:
Fra le specie ripariali domina la cannuccia di
palude che, grazie ai fondali bassi, tende ad espandersi notevolmente; sono
poi presenti insieme alla tifa, alle carici, alla rara elleborina di palude,
anche specie dalla bellissima fioritura come l’iris gialla, la salcerella,
la mestolaccia. Sulle sponde si incontrano macchie di salici,
pioppi e
ontani e, lungo un tratto del torrente Gogna, è presente la farnia, una
quercia poco comune in Abruzzo.
Fauna:
L’avifauna comprende circa 70 specie fra
nidificanti e di passo: numerosi anatidi fra cui il codone, simbolo della
Riserva, diverse specie di aironi, gru, spatole, fenicotteri,
cormorani,
rapaci come falco pescatore, falco di palude e nibbio reale, numerosi
limicoli. Tra acqua e terra vivono raganella, tritone crestato,
tritone
appenninico e l’ululone dal ventre giallo. Fra i mammiferi legati
all’ambiente acquatico troviamo la nutria mentre, in rapporto col paesaggio
collinare con coltivi e bosco dei dintorni, vi sono cinghiale, volpe,
capriolo e vari mustelidi.
Come
arrivare:
A14 uscita Val
di Sangro, si prosegue sulla fondovalle del Sangro (SP 652) fino
all’uscita di Lanciano, poi provinciale 81 per Casoli.
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La Riserva è dotata di un centro visite
con spazi didattici dove si sta allestendo il Museo del Fiume; vi
opera un Centro di Educazione Ambientale riconosciuto dalla Regione.
Sei sentieri di lunghezza variabile da 5 a 12 km, consentono
l’osservazione dell’avifauna con l’aiuto di pannelli didattici. Tre
i percorsi utilizzati per la didattica, di cui due attrezzati per
l’osservazione dell’ambiente fluviale e uno che porta alle lanche
lungo il Sangro. Interessante anche il percorso rurale in cui sono ambientati gli
allestimenti curati dall’Associazione Arte e Natura. Si organizzano
visite ed escursioni guidate e, per il futuro, si prevede di offrire
biciclette a noleggio; è già possibile invece fare passeggiate a
cavallo. Per visitatori vi sono due aree picnic, tre itinerari ciclabili,
aree faunistiche dedicate alle anatre mediterranee, alle testuggini
terrestri e acquatiche (per le quali è in corso un progetto di
conservazione); in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato
sono state realizzate alcune voliere con rapaci e uccelli acquatici
recuperati. È possibile alloggiare in un albergo-ristorante o in 3 agriturismi
della zona; saranno presto aperti un campeggio e un’area camper.
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Lecceta litoranea
di
Torino di Sangro
Notizie generali:
Legge istitutiva: L.R. N.67/2001
Ente Gestore: Società SAGRUS srl di Atessa sulla base di una
convenzione con il Comune di Torino di Sangro
Estensione: 175 ha
Vincoli di protezione: Riserva Naturale Regionale Guidata;
Sito di Importanza Comunitaria IT7140107 (Lecceta di Torino di Sangro e foce
del fiume Sangro)
Simbolo: Testuggine di Hermann
(Testudo hermanni)
Info: Comune di Torino di Sangro - P.za Donato Iezzi 66020
Torino di Sangro (CH) - Tel 0873.913121 - fax 0873.913175
La Riserva Naturale Regionale “Lecceta di
Torino di Sangro”, istituita con L.R. n. 67 del 19.12.2001, si estende per
175 ettari e ricade quasi per intero all’interno del perimetro del Sito di
Interesse Comunitario n. 107 “Lecceta litoranea di Torino di Sangro e foce
del fiume Sangro”. Per il suo notevole interesse vegetazionale, la Lecceta di Torino di Sangro
è stata inserita fra i biotopi di rilevante interesse vegetazionale
meritevoli di protezione della Società Botanica Italiana (1971) e ne è
prevista la tutela anche dalla Legge Regionale abruzzese n. 45/79. Si tratta di una lecceta costiera, l’unica di una certa estensione, presente
lungo la fascia litoranea del medio Adriatico insieme a quella del Monte
Conero nelle Marche. Ultimo lembo di bosco costiero della Regione, esso è affine alle leccete
dell’Istria e presenta, inoltre, nello strato arbustivo, una composizione
mista di sclerofille sempreverdi e di caducifoglie; ricco è anche il
corteggio delle liane (smilaci, clematidi, robbie, caprifogli, rose), mentre
tra le erbe emerge la Festuca dei querceti (Festuca drymeja), che sottolinea
la freschezza del substrato arenaceo. Il bosco, costituito quasi esclusivamente da latifoglie, presenta ancora
tratti di pregio naturalistico e di valore paesaggistico e scientifico, in
contrasto con la maggior parte dei rimboschimenti costieri, di natura
antropica, che hanno compromesso l’estetica e i valori della macchia
mediterranea a causa delle specie alloctone introdotte soprattutto
nell’Italia peninsulare. L’area boscata è più estesa rispetto alle dimensioni della Riserva: infatti
si estende ad angolo con l’ultimo tratto del fiume Sangro, formando così un
unicum ambientale con le ampie fasce di vegetazione riparale presenti lungo
gli argini del fiume e la costa. Le fasce riparali rappresentano il principale asse di collegamento biologico
tra la Lecceta e gli altri elementi di pregio naturalistico allineati lungo
il Sangro, quali il Bosco di Mozzagrogna e la Riserva Naturale Regionale
“Lago di Serranella” che rappresenta il punto di contatto fra le zone umide
dell’alto-medio Sangro (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) e quelle
dell’Aventino (Parco Nazionale della Majella).
Flora:
Bosco fitto e intricato, nonostante la
denominazione di “lecceta”, è fondamentalmente una macchia mediterranea mista,
dove al leccio (Quercus ilex), specie arborea dominante, si associano
la roverella (Quercus pubescens) e l’orniello (Fraxinus ornus),
mentre nei settori più mesofili con esposizione settentrionale è presente il
cerro (Quercus cerris) nonché un ricco sottobosco dominato da densi
tappeti di edera (Hedera elix).
Lo strato arbustivo è molto ricco di specie, con un’alta densità di individui.
Al leccio e alla roverella si uniscono il carpino orientale (Carpinus
orientalis), il sanguinello (Cornus sanguinea), la Rosa di San Giovanni
(Rosa sempervirens), il biancospino (Crategus monogyna), il
ligustro (Ligustrum vulgare), il pungitopo (Cuscus aculeatus).
Interessante la presenza dell’alaterno (Rhamnus alaternus), della
liquirizia (Glycyrrhiza glabra) e del lentisco (Pistacia lentiscus).
Troviamo poi con una certa abbondanza specie rampicanti come la salsarapiglia (Smilax
aspera) e la robbia selvatica (Rubia peregrina), mentre nelle zone
più degradate della lecceta vegeta l’ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus)
che conferisce all’ambiente un aspetto di steppa litoranea. Lo studio della
vegetazione della Riserva ha rilevato una straordinaria affinità tra questa
lecceta dell’Italia centrale con le altre dell’Istria e del Nord Adriatico.
Tuttavia alcuni elementi floristici come Festuca drymeia, Ampelodesmos
mauritanicus, Ranunculus velutinus e Helleborus foetidus, assenti nelle altre
aree, caratterizzano il bosco di Torino di Sangro con un elevato valore
naturalistico.
La flora presente nel basso Sangro e alla foce è quella tipica delle zone umide
ed è rappresentata nello strato arboreo-arbustivo da salici (Salix alba, S.
eleagnos, S. purpurea), pioppi (Populus nigra, P. alba, P. tremula),
ontani
(Alnus glutinosa) e frassini (Fraxinus excelsior), mentre
sulle sponde limose domina la cannuccia palustre (Phragmites australis)
accompagnata dalla tifa (Typha latifolia), dai carici (Carex sp.) e
dalle lische (Scirpus sp.). Gli specchi d’acqua lenta sono popolati da
brasche (Potamogeton natans) e millefoglie (Myriophyllum sp.).
Fauna:
La fauna della Lecceta di Torino di Sangro appare
ricca e varia, in quanto rappresenta il punto di partenza costiero per il
corridoio ecologico del fiume Sangro, che unisce una serie di aree protette
(Serranella, Casoli) e siti di interesse comunitario di notevole valore
naturalistico, fino ai parchi nazionali della Majella e d’Abruzzo Lazio e
Molise.
Oltre agli uccelli acquatici che frequentano la foce del Sangro ed il litorale
adriatico, nella folta vegetazione mediterranea trovano rifugio numerosi
uccelli, sia durante il periodo riproduttivo che nei periodi di passo. Le specie
più interessanti sono i Silfidi, tra cui la capinera (Sylvia atricapilla),
l’occhiocotto (Sylvia melanocephala) la sterpazzolina (Sylvia
cantillans).
Sono presenti piccoli passeriformi anche poco comuni in Abruzzo come la
Sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata) e il canapino (Hippolais
poliglotta) che rimangono a nidificare nel bosco.
Sono state osservate nei pressi della foce specie interessanti come il martin
pescatore (Alcedo atthis) e il tarabusino (Ixobrychus minutus);
durante il periodo di passo è rara la presenza della pispola golarossa (Anthus
cervinus).
Interessante la presenza, come nidificante, del coloratissimo gruccione (Merops
apiaster), un uccello migratore di origine tropicale che, da oltre un
decennio, si ritrova sempre più frequentemente in diverse località d’Abruzzo.
Sono presenti tra i picidi più comuni il picchio verde (Picus viridis)
e il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major)
Tra le altre classi di animali meritano una certa attenzione i rettili con la
presenza del geco verrucoso (Hemidactilus turcicus), del geco comune (Tarentola
mauritanica) e del cervone (Elaphe quatuorlineata). Di notevole
interesse la presenza della testuggine terrestre (Testudo hermanni), in
quanto la Lecceta di Torino di Sangro rappresenta l’unica area certa della
nostra regione dove questa tartaruga vive e si riproduce.
Fra le specie acquatiche si ricordano alcuni pesci, fra cui la cheppia (Alosa
fallax) e il cagnetto (Salaria fluviatilis), nonché invertebrati
come il granchio di fiume (Potamon fluviatile) e un raro gamberetto, il
Palemonetes antennarius. Altri importanti invertebrati popolano il bosco nei
pressi delle querce, come i coleotteri Cerambix cerdo e Alaocyba marcuzii.
Come
arrivare:
In auto: Autostrada A14 Bologna-Canosa,
uscita casello Val di Sangro. Si prosegue in direzione Fossacesia, si
percorre la Stada Statale 16 in direzione sud e si imbocca la strada di
collegamento con il Biotopo Costiero “Lecceta Litoranea di Torino di
Sangro” e il Cimitero di Guerra Sangro War Cemetery;
da Napoli con l'autostrada Roma-Napoli fino a Caianello, si passa per
Venafro e Castel di Sangro e di qui la fondovalle Sangro fino a
incrociare la SS 16;
da Roma con l'autostrada A25 confluendo nella A14 all'altezza di Pescara
e proseguendo in direzione sud fino al casello di Val di Sangro.
In treno: Treni regionali - Stazione di Torino di Sangro. |
F =
facile
M = medio
D =
difficile |
Escursioni e passeggiate:
Sentiero
natura: è parallelo al fiume Sangro e congiunge il Cimitero
Militare Britannico con il margine costiero della lecceta, dove è
possibile osservare la ricchezza delle essenze vegetali più
significative della riserva. F
Percorso
escursionistico: si snoda in parallelo alla linea di costa e
attraversa quasi per intero il bosco. F
|
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Majella Orientale
Notizie generali:
Lama dei Peligni
Centro Visite 0872.916067; Municipio 0872.91221;
Cooperativa Majella 0872.916067
Fara San Martino WWF Delegazione
Majella Orientale 0872.980257;
Ufficio di zona delle riserve naturali 0872.980970;
Comando Stazione Forestale 0872.980350
Taranta Peligna
Municipio 0872.985121; Cooperativa Carecina
0872.910495
Civitella Messer Raimondo
Municipio 0872.980162
Si estende, con notevole dislivello altitudinale
(dai 650 ai 2700 m), su 1700 ettari del versante orientale della Majella
ricadenti nei comuni di Lama dei Peligni
e Civitella Messer Raimondo in
provincia di Chieti. Istituita nel 1991, presenta ambienti diversi: dalla
querceta alla faggeta, dagli arbusti ai pascoli d'alta quota. Numerose le grotte
dovute al fenomeno carsico, tra cui la Grotta del Bue e dell'Asino e la piu’
nota Grotta del Cavallone,
che si apre a 1475 m di quota lungo i costoni della Valle di Taranta, tra le
piu’ note cavita’ calcaree dell'Italia Centrale. 'Nel silenzio della
montagna dall’ampia bocca si discopriranno i pascoli verdi, i giochi
nevati e le nuvole erranti", cosi’ la descrive D'Annunzio nella tragedia
La Figlia di Iorio. Nelle varie "sale" aperte al pubblico nel periodo
estivo, si susseguono scenari di grande suggestione. Numerose le testimonianze
storiche che si possono osservare, come i ruderi di un villaggio neolitico, dove
sono stati rinvenuti i resti di un individuo, vissuto circa 8000 anni fa e noto
come Uomo della Majella. La Riserva
gestita dal WWF e’ dotata di Centro Visite, di un'Area Faunistica, di un
Giardino Botanico e di alcuni percorsi escursionistici.
Fauna:
Complesso e diversificato anche il popolamento
animale: si ricordano il Lupo appenninico ed il Camoscio tra i
mammiferi; l'Aquila reale, la Coturnice, il Falco pellegrino,
il Lanario e l'Astore tra l'avifauna. Un discorso a parte merita
il Camoscio d'Abruzzo che, oltre ad essere il simbolo della
Riserva, e’ il protagonista di uno dei progetti di conservazione piu’ importanti
effettuati in Italia. E’ stata infatti realizzata, in collaborazione con il
Centro Studi Ecologici Appenninici del Parco Nazionale d'Abruzzo, un'area
faunistica dove un piccolo branco di Camosci si riproduce con successo.
Come arrivare:
La dislocazione ampia dell'area crea difficoltà di collegamenti
all'interno e le arterie principali variano da zona a zona, sia per
quanto riguarda le strade statali che i collegamenti con le arterie
autostradali, in parte orbitanti sulla A 25 al casello di Chieti e in
parte sull'A 14 in Val di Sangro.
La strada statale 84 attraversa i comuni situati sud est della Majella,
mentre i comuni a nord est sono serviti principalmente dalla SS 263. |
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Punta D'Erci
Notizie generali:
Ente
gestore: Comune di Vasto
Sede:
Piazza Barbacani, 2 - 66054 Vasto (CH) Tel: 0873/309304 Fax:
0873/309221
E-mail: alfonsomercogliano@katamail.com
Superficie: 285 ha
Istituzione: 1998
La Riserva naturale è nata nel 1998 per tutelare
285 ettari di litorale roccioso tra Vasto e la foce del Sinello. Il paesaggio è
piuttosto articolato con tratti pianeggianti tagliati da falesie in prossimità
della linea di costa, pendii che scendono al mare interrotti dal promontorio di
punta Aderci, sistemi dunali ormai rari in Abruzzo, zone umide come il
“laghetto” di Motta Grossa e la piana alluvionale del Sinello.
La fascia costiera di Vasto è stata sottoposta in
passato ad una frequentazione estiva intensa e incontrollata; l’area protetta si
sta attrezzando per garantire un turismo anche balneare equilibrato. Ancora non
tutelato è invece il tratto di mare di fronte alla Riserva che pure presenta
fondali ricchi e interessanti.
Flora:
Lungo le spiagge sabbiose attorno a Punta Penne e a
Punta Aderci, sulla spiaggia Libertini e sulla rocciosa Motta Grossa crescono
comunità di piante resistenti al salmastro, al calore e al vento secondo una
sequenza che, dalla battigia verso l’interno, vede insediarsi prima piante
pioniere come il ravastrello poi specie della duna mobile come la gramigna delle
spiagge e infine quelle della duna fissa fino alla comparsa delle piante
arbustive e della macchia mediterranea. Fra i cordoni dunali l’acqua, grazie
anche alla presenza di argille, ristagna favorendo lo stabilirsi di fasce di
canneto.
Fauna:
Le dune e l’ambiente fluviale si prestano bene
all’osservazione naturalistica e al birdwatching. Qui svernano e sostano molte
specie di uccelli come aironi, svassi, sterne, cormorani, il
falco di palude e
il fratino (simbolo della Riserva) . All’interno, verso i pianori coltivati,
troviamo la cappellaccia, l’averla capirossa, il luì piccolo e rapaci come
l’albanella minore, il pecchiaiolo e il gheppio.
Come
arrivare:
A14, Uscita Vasto nord, poi SS 16 in direzione
Vasto.
La Riserva si raggiunge anche in treno, dalla
stazione di Vasto Marina, a poca distanza dalla spiaggia. |
Sono in fase di realizzazione tre parcheggi
e quattro aree picnic, due punti di avvistamento per il birdwatching e
percorsi per disabili. Due centri visita, uno a Punta Penne con aula
didattica e un altro all’interno della Riserva, andranno ad aggiungersi
alla struttura in legno aperta in estate a Punta Aderci.
Sentieri
didattici
• Passeggiata naturalistica (questa bellisssima passeggiata consente di
poter osservare le ultime Dune della costa Abruzzese piante rare e
animali completano l'itinerario.)
• Percorso in bike e canoe (questo percorso permette attraverso
l'utilizzo di mezzo di locomozione come bici e canoe di conoscere gli
aspetti vegetazionali e tipici della Riserva). |
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Valle del Foro
Notizie generali:
Tipologia: Alveo fluviale, faggeta
con presenza di picchi dorsobianco.
Provincia: Chieti.
Comune: Pretoro.
Superficie: 472 ettari.
Ente Gestore: Comune di Pretoro,
Tel: 08587911 / 085898131 (Centro Visite); Comando Stazione Forestale
0871.898183
Coop. Ecoesse 0871.896110
Istituita nel 1991 e molto interessante sotto il
profilo vegetazionale e floristico, occupa 472 ettari della Valle del Fiume
Foro, nel comune di Pretoro in provincia di Chieti.
Negli atti di una causa civile della fine del XVIII
secolo tra il Comune di Pretoro ed il Barone de‘ Lassis di Chieti avente ad
oggetto, tra l’altro, la disputa sul possesso di alcuni territori montani, si
legge che circa un secolo prima tali terreni erano stati ceduti dal Comune ad
una nobildonna, antenata del suddetto Barone, a pagamento di un debito, a
condizione che "in detta Selva si possano li Cittadini.... servirsi degli arbori
a proposito per la loro arte di far fusi, e altro di detta arte...".
Da queste poche righe si evince quanto stretto
fosse il legame tra i Pretoresi e la loro montagna e la grande importanza che il
bosco ha sempre avuto nell'economia del paese.
Proprio per la secolare tradizione dell'artigianato
del legno (ancora oggi lungo il fiume Foro sono visibili i resti di antichi
torni ad acqua), a Pretoro il rapporto uomo-bosco non è mai stato di mero e
brutale sfruttamento, al solo fine dell'approvvigionamento di legna da ardere,
come è avvenuto in zone vicine; il bosco invece è stato curato, rispettato,
gestito come un capitale di grande valore, affinché continuasse nel tempo a
fornire quella materia prima di qualità che dava lavoro a tanta gente. Il cuore
del territorio boschivo di Pretoro, ed in particolare della sua faggeta, è oggi
incluso all'interno della Riserva Naturale Guidata 'Valle del Foro'. In Località
Asinara, in particolare, e nel bosco di Cesano, la faggeta assume
caratteristiche di fustaia matura come ben poche altre.
Flora:
La Riserva e’ caratterizzata dalla presenza di
un'estesa faggeta che ospita anche alberi di Acero, Sorbo, Tiglio
ed Olmo montano. In primavera il sottobosco e’ coperto da fioriture di
Corydalis solida, Bucaneve, Scilla, Erba trinita’ nonche’ da numerose specie
di piante cosiddette inferiori come Felci, Muschi e Licheni.
Fauna:
La Cincia mora, la Cincia bigia, la Cinciallegra il
Lui verde sono solo alcuni dei numerosi gli uccelli che trovano rifugio e
nutrimento nella faggeta. Interessante la presenza nelle radure del
Picchio dalmatino
o di Lilford, rarissima specie che con la sua presenza
conferma l'integrita’ di queste formazioni forestali. Tra i rapaci nidificano la
Poiana, l'Astore e soprattutto il raro e grande Gufo reale. I mammiferi sono
rappresentati dalla Volpe, dalla Martora, dallo Scoiattolo e dal
Capriolo.
Come arrivare:
Da Pescara consigliamo di guidare sino a Francavilla al
Mare sulla SS16, poi imboccare la statale SS263 in direzione Val di Foro
che vi porterà a Pretoro.
Da Roma bisogna imboccare l'Autostrada A24
Roma-L'Aquila, per poi cambiare in direzione Pescara sulla A25. Dopo
essere usciti a Chieti, continuate sulla statale SS81 in direzione di
Guardiagrele e uscire a Fara Filiorum Petri. Da lì, la statale SS263 vi
porterà direttamente a Pretoro. |
Abetina di Selva Grande
Notizie generali:
Gestore: Oasi naturale Abetina di Selva Grande
Superficie: 550 ha
Istituzione: 1996
Informazioni: per informazioni chiamare
0872/948444 oppure 085/8210615. L’Abetina di Selva Grande è ancora in fase di
allestimento, ma per eventuali visite si può far riferimento al Centro visite di
Rosello.
La ricchezza di vita vegetale e animale che
contraddistingue questi ambienti è tra le maggiori in assoluto. Non solo: al
bosco diamo significati che vanno oltre il mondo naturale, per toccare altre
sfere culturali, emotive e fantastiche. Le abetine abruzzesi sono tutto questo.
Boschi di grande valore naturalistico e paesaggi fantastici, nel vero senso
della parola. Con il nome di Oasi delle Abetine s'intendono più aree gestite dal
WWF e in particolare un'oasi ormai storica, la riserva dell'Abetina di Rosello,
e l'Abetina di Selva Grande. Entrambe le aree si estendono nella provincia di
Chieti, al confine con il Molise.
Flora:
Il bosco è formato da abeti bianchi a
cui si associano il faggio e altre specie arboree interessanti; aceri, tra cui
il raro acero di Lobelius, il tasso, il tiglio, il
frassino maggiore, l'olmo
montano, il carpino bianco, il cerro, il nocciolo e il
sorbo montano.
Ricchissimo il sottobosco, con piante molto belle come il croco, la scilla, il
sigillo di Salomone, l'aquilegia e tante altre, comprese alcune
orchidee.
Fauna:
Molti gli animali: a cominciare dai picchi, qui con
varie specie tra cui il raro picchio nero, e poi i rapaci, come l’astore, lo
sparviero, la poiana e, tra i notturni, l'allocco e il gufo comune. L'ombra dei
rami e del fogliame è il regno dei piccoli uccelli: fringuello, ciuffolotto,
regolo, fiorrancino, varie cince. Numerosi i piccoli uccelli dei prati come gli
zigoli. Interessante anche la presenza del nibbio reale.
I mammiferi sono rappresentati dalle specie più nobili: lupo, gatto selvatico,
martora e capriolo, oltre alle specie tipiche dei boschi misti. Anche gli anfibi
sono tanti e importanti, a cominciare dalla bellissima salamandrina dagli
occhiali e dalla salamandrina pezzata.
L'Abetina di Selva Grande, che si estende per 800
ettari, è suddivisa in tre parti: il bosco di abete bianco, naturale
prosecuzione di quello di Rosello, la faggeta e le aree pascolo.
Come arrivare:
Le abetine si raggiungono dall'Autostrada A14 Bologna-Canosa, uscita Val
di Sangro, proseguendo sulla superstrada fino all'uscita Villa Santa
Maria: da qui per Giuliopoli e quindi Rosello, seguendo le indicazioni
per l'oasi WWF.
Dalla fondovalle Sangro, che si può prendere da Venafro o da Castel di
Sangro, si deve uscire sempre a Villa Santa Maria. L’Abetina di Selva
Grande si estende nel comune di Castiglione Messer Marino. |
Per
le visite si comincia dal paese di Rosello, con una sosta al Centro
visite dove sono allestite mostre e altri materiali informativi. Poi,
seguendo le indicazioni, si va verso il cuore della riserva: qui
s'incontra l'area faunistica del capriolo e subito dopo l'arca
attrezzata con pannelli didattici. Quindi si prende il Percorso natura
che si snoda per 700 metri nel bosco. È una passeggiata piacevole e
ricca di scoperte: servono scarpe da escursione e vestiario a strati, da
montagna, possibilmente mimetico. Utilissimi il binocolo e una guida
alla flora spontanea: è divertente, oltre che utile, riconoscere le
specie presenti. Il periodo migliore per visitare l'oasi delle abetine è
la tarda primavera, l'estate e l'autunno: d'inverno dominano la neve e
il gelo. |
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dell'Annunziata
Notizie generali:
Tipologia: Parco Territoriale Attrezzato istituito con
L.R. 4 giugno 1991 n. 23; Corso d'acqua a carattere torrentizio
Provincia: Chieti
Comuni: Ari, Arielli, Orsogna
Superficie: 50 ettari Ente Gestore: Comune di Orsogna;
Il Parco dell'Annunziata rientra nei pochi
Parchi Territoriali Attrezzati presenti in Italia: è il primo in Abruzzo.
Si sviluppa in una fascia lunga oltre 4 Km e
larga mediamente 500 m. E' localizzato a meno di 1 Km dal centro abitato di
Orsogna, e presenta un'estensione di 120 ha circa. L'area protetta interessa una valle dove scorre un piccolo corso d'acqua
affluente del torrente Venna che poi confluisce nel fiume Foro qualche Km
prima della foce. Fino a pochi decenni fa le acque di alcune delle numerose
sorgenti e del torrente formavano un sistema complicato e ingegnoso tutt'ora
visibile e alimentavano divesi mulini ormai in abbandono. Il terrente forma
una serie di piccole cascate e pozze d'acqua in cui spesso si osservano
concrezioni di travertino e nelle quali vive l'ormai raro Granchio di fiume
(Potamon fluviale fluviatile).
Flora:
La vegetazionesi presenta assai
variegata.
I suoli sono costituiti essenzialmente da argille e
arenarie, raramente si trovano zone calcaree.
Considerando poi l'ambito bioclimatico in cui la valle si trova, la vegetazione
climax è rappresentata da querceti a Roverella (Quercus pubescens), tuttavia le
condizioni geografiche e geomorfologiche della valle determinano una marcata
varietà di situazioni microclimatiche. I boschi veri e propri sono
particolarmente assenti all'interno del perimetro del Parco, ad eccezione dei
limitati tratti di querceto.
La specie arborea piu' diffusa è senz'altro la Roverella, che e' la componente
principale dei querceti xerofili che vegetano soprattutto nei versanti
meridionali asciutti. Ad essa si accompagnano: l'Orniello (Fraxinus ornus), il
Nocciolo (Corylus avellana), il Sorbo (Sorbus domestica), l'Acero campestre
(Acer campestre), l'Acero minore (Acer monspessulanus), l'Acero napoletano (Acer
napolitanum), l'Olmo campeste (Ulmus minor).
Spesso e' presente anche il Carpino orientale (Carpinus orientalis), una specie
dall'aspetto quasi arbustivo.
Ai margini del bosco sono diffusi: il Sanguinello (Cornus sanguinea), la
Berretta da prete o Fusaggine (Euonymus europesus),
il Ligustro (Ligustrum vulgare).
Il sottobosco si presenta estremamente ricco di specie: lo strato erbaceo è
spesso rappresentato da: Falasco o Brachipodio (Brachypodium pinnatum),
è meno
diffuso l'Elleboro fetido (Helleborus foetidus), il Favagello (Ranunculus
ficaria), il Ciclamino primaverile (Cyclamen repandum), le Primule (Primula
vulgaris), alcuni Garofani (Dianthus sp.), le Campanule, l'Anemone
dell'Appennino (Anemone apennina).
Piu' raramente troviamo alcune orchidee selvatiche come: l'Elleborina pallida
(Cephalanthera damasonium) e il Fior di legna o Fiammone (Limodorum abortivum).
Nei settori piu' caldi e aridi e su substrati forestali è presente anche il
Leccio (Quercus ilex) a cui si assiciano diverse specie tipiche delle zone
mediterranee tra cui: Fillirea (Phillirea latifolia), la Robbia selvatica (Rubia
peregrina), il Pungitopo (Ruscus aculeatus), la Ginestrella (Osyris alba),
l'Asparago pungente (Asparagus acutifolius), il Caprifoglio estruso (Lonicera
atrusca), il Lauro-tino (Viburnumtinus) e la Salsarapiglia o Stracciabraghe.
Ai margini dei settori piu' degradati della macchia mediterranea, si insediano:
l'Ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus) e i Cisti (Cistus salvifolius e Cistus
incanus); mentre nelle zone meno aride troviamo: la Canna di Plinio (Arundo
pliniana).
Inoltre caratteristica e' la vegetazione dei coltivi abbandonati: il Ginepro
rosso (Juniperus oxycedrus) e il Ginepro comune (Juniperus communis), il
Biancospino (Crataegus monogyna), la Ginestra odorosa (Spartium junceum) e il
Prugnolo spinoso (Prunus spinosa).
Si incontrano anche alcune specie esotiche introdotte dall'uomo e ormai
diffusesi spontaneamente come: la Robinia (Robinia pseudacacia) di origine
nordamericana, e l'Ailanto (Ailanthus altissima) di origine asiatica; insieme a
piante arbustive come: la Vitalba (Clematis vitalba), l'Edera (Hedera helix) e
soprattutto gli invadenti Rovi (Rubus ap.pl.) che stanno a dimostrare la
degradazione del bosco a causa del taglio e dello sfruttamento da parte
dell'uomo.
Infine, grazie al torrente e quindi ad ambienti freschi ed umidi, troviamo la
presenza di specie tipiche dei boschi o querceti di tipo mesofilo nei quali
domina: il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l'Orniello (Fraxinus ornus), il
Nocciolo (Corylus avellana),
l'Alloro (Laurus nobilis), il Cerro (Quercus cerris) e piu' raramente la
Farnia
(Qurcus robur), una specie di quercia di estremo interesse legata ad ambienti
umidi delle pianure fluviali.
Fauna:
Per quanto riguarda la fauna,
invece, tra gli uccelli troviamo: la ballerina gialla (Motacilla cinerea),
scelta come "simbolo dell'Oasi", lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), il
codibugnolo (Aegithalos caudatus), il merlo (Turdus merula), il
picchio verde (Picus viridis) e la poiana (Buteo buteo). Tra i mammiferi: la
volpe
(Vulpes vulpes) e la faina (Martes foina), inoltre c'e'la probabile presenza
dell'istrice (Hystrix cristata).
Come
arrivare:
Uno degli accessi
al Parco, in provenienza dalla strada statale 538
e dalla S.P.Marrucina
Ari-Filetto, svolta a Nord in direzione di
Canosa Sannita-S.Bernardino-S.Basilio
ed è adiacente all’antico “Ritiro”del Convento dei Francescani
dell’Annunziata. |
Parchi
archeologici
naturalistici |
Monte Pallano
Notizie generali:
Tipologia: area protetta
Regione: Abruzzo
Ente gestore: Legambiente Geo Onlus
Relazione con altre Aree Protette: L'area è
stata individuata come Sito d'Importanza Comunitaria ai sensi della
direttiva "Habitat" (SIC IT7140114)
Indirizzo: Atessa (Chieti) Telefono:
0872850650 Fax: 0872853790
Monte Pallano è situato sulla riva destra del
fiume Sangro, a 15 km dal mare, è l'ultimo baluardo lambito dalle sue acque.
Alto 1020 m., esteso circa 7 km, dalla sua cima è possibile ammirare un
paesaggio molto ampio che abbraccia circa 300 km di costa: il Gargano, il
Monte Conero, le Isole Tremiti, gli ultimi 50 km di percorso del fiume
Sangro, il massiccio della Majella. La natura carsica ha favorito la
presenza di molte sorgenti, che soddisfano il fabbisogno idrico dei paesi
vicini. Sicuramente la sua posizione strategica e la ricchezza d'acqua hanno
agevolato la permanenza dell'uomo nel succedersi del tempo. Sul monte sono
state rinvenute tracce della presenza umana dal paleolitico al neolitico, al
periodo ellenistico-romano e tardo medioevo, ma non è ancora possibile
datare fino a quando c'è stata una occupazione stabile e il motivo per cui è
stato abbandonato. Ai primordi della storia Monte Pallano era abitato da una tribù di stirpe
sannitica: i Lucani settentrionali, che formavano una vera e propria isola
etnica, incuneata fra Pentri, Carricini e Frentani, probabilmente
imparentati con i più noti abitanti della Lucania storica, ora Basilicata.
Le mura megalitiche: La pecularietà di Monte Pallano sotto l'aspetto
archeologico lo si deve soprattutto alla presenza delle Mura Megalitiche,
che una volta percorrevano tutto il perimetro del suo crinale. La possente
muraglia, in opera poligonale, ascrivibile al IV ' V sec. a.C. attualmente
si snoda sul crinale orientale, da nord a sud, per circa 160 metri con
un'altezza di circa 5 metri, intervallata da due porte: la Porta del Monte e
la Porta del Piano. La cinta muraria, costruita con blocchi di pietra del
luogo sovrapposti a secco, denota la presenza di un centro fortificato
italico. Si inserisce nel più vasto sistema degli 'ocres', o centri
fortificati, molto frequenti nella popolazione della dorsale appenninica del
centro Italia e delle tribù di ceppo oscosabellico: Vestini, Marrucini,
Peligni, Marsi, Pentri, Pretuzi, Carricini e Frentani. Esse erano disposte
in modo da favorire un avvistamento ottico reciproco e avevano una funzione
civile e militare di riparo e protezione delle popolazioni e dei greggi, a
guardia della viabilità terrestre, fluviale e, a volte, marittima. Punto di
formùza di questo sistema difensivo, la maestosa cinta di Monte Pallano, si
allinea in un vasto scacchiere ottico che comprende anche le emergenze
megalitiche di Civita Danzica, Monte Maio, Monte Pidocchio, Montenerodomo,
ecc., variamente correlate e raccordate fra di loro, in molti casi con
visibilità ed interdipendenza reciproche, che lasciano chiaramente
ipotizzare l'uso di segnali di fuoco e di avvistamento, soprattutto in caso
di pericolo. L'insediamento e i reperti archeologici: Oltre alle Mura, a Monte
Pallano si può osservare la presenza di un insediamento, ubicato nei pressi
di Fonte Benedetti, forse l'antica città di Pallanum. I lavori di scavo,
effettuati finora dalla Soprintendenza Archeologica d'Abruzzo, hanno messo
alla luce delle strutture murarie di età ellenistico-romano e degli ambienti
contigui, che si aprono su una piazza rettangolare porticata, ma è stata
accertata una estensione molto più grande dell'area archeologica, che è
ancora oggetto di ricerche e di studi. Attraverso i lavori di scavo sono
state rinvenute tante tegole di terracotta, alcune delle quali con il bollo
di una fabbrica del Piacentini 'sex-ponti', attiva intorno al I sec. d.C.;
monete italiche di età romana e numerosi cocci di ceramica di varie fatture,
composizione e epoche. Ma la vera e originale scoperta di Monte Pallano sono
i manufatti di ferro. Sono stati rinvenuti denti di sega, falci, coltelli,
punte di freccia e di lancia, anelli e 'chiodi'. Questo particolare reperto,
trovato in tantissimi esemplari, fa presupporre la presenza sul luogo di
un'officina. Gli scavi tuttora in corso, ad opera della Soprintendenza
Archeologica e di un gruppo di studiosi dell'Università di Oxford, potranno
contribuire a fare chiarezza sull'antica storia di Monte Pallano ancora
circondata da tante incognite. In tutti i paesi che circondano Monte Pallano si narrano leggende che
riguardano le Mura Megalitiche; alcune sostengono che siano state costruite
dai giganti paladini venuti da terre lontane, altre ancora raccontano che
nelle grotte si nascondono favolosi tesori che nessuno è riuscito mai a
trovare, altre sostengono che quando una persona entra in una grotta
all'esterno si scatenano intemperie e malanni, diverse, infine, parlano di
nascondigli e percorsi sotterranei che collegano i paesi limitrofi. Di fatto
le grotte individuate sono tre e da un'esplorazione al loro interno sono
risultate di piccole dimensioni. Hanno una origine tettonica dovuta, cioè, a
spaccature della roccia che formano delle cavità sotterranee e non hanno
evidenziato reperti archeologici di particolare rilievo. I Tholos: L'altopiano del monte e le aree adiacenti, fino a qualche
anno fa, erano disseminate di capanne in pietra, se ne contavano circa
trecento. La loro funzione è da collegare alla pastorizia verticale
praticata, in modo considerevole, fino a 30 anni fa. L'abbandono della
pastorizia, da parte degli abitanti del luogo, ha fatto cessare l'uso dei
tholos che, in poco tempo, sono andati distrutti. Oggi ne sopravvivono solo
pochi esemplari.
Come arrivare:
Dall'autostrada A14, uscita Val di
Sangro, immettersi sulla superstrada ed uscire ad Atessa, proseguire
verso Tornareccio s.s. 364 a km 3 bivio a destra per Monte Pallano.
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F =
facile
M = medio
D =
difficile |
Escursioni e passeggiate:
Sentiero 1: Tornareccio ' lago
Nero ' Centro Visite;
Durata del percorso: 1 ora; Dislivello:
100m; Grado di difficoltà: F
Sentiero 2: Frazione Sambuceto ' Mura Megalitiche Durata del percorso: 2 ore; Dislivello: 400m; Grado di difficoltà:
M Sentiero 3: Bosco di Fonte Campana ' insediamento
ellenistico/romano Durata del percorso: 1,30 ore; Dislivello: 200m; Grado di
difficoltà: F Sentiero 4: Centro visite ' mura megalitiche Durata del percorso: 1 ora; Dislivello: 200m; Grado di difficoltà:
F Sentiero 5: Centro visite ' mura megalitiche Durata del percorso: 1,30 ore; Dislivello: 200m; Grado di
difficoltà: F |
Riferimenti presi da parks.it -
corpoforestale.it - regione.abruzzo.it - abruzzoworld.com -
riserveabruzzo.it - siti ufficiali Comuni
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