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Se state pensando ad un parco, sia esso naturale, costiero o letterario, allora avete in mente l'Abruzzo. Negli ultimi tempi, infatti, di questa regione dell'Italia centrale è andata diffondendosi l'immagine di terra ad alta vocazione naturalistica, in cui città d'arte e siti storici amplificano il loro potere di suggestione e contribuiscono a rendere l'Abruzzo una meta molto ambìta dal punto di vista turistico. Zone costiere ancora integre, colline rese particolari da fenomeni geologici, invasi lacustri di media e d'alta quota, estesi boschi, praterie montane, cascate, altipiani carsici, valloni selvaggi, grotte, vette ardite, nevai e ghiacciai sono i multiformi aspetti di un ambiente che ospita rarità botaniche e faunistiche non reperibili altrove. Per questi ed altri motivi la Regione Abruzzo ha compiuto una coraggiosa scelta ambientalista, che attualmente le attribuisce il primato di polmone verde d'Europa per il suo 30% di territorio protetto. L'importanza di tale record non è affatto da sottovalutare poiché si riferisce ad un preciso impegno planetario assunto negli anni '80. Si parlò per la prima volta di percentuali in un convegno svoltosi a Camerino: in quell'occasione fu il WWF a lanciare la proposta di giungere a tutelare con aree specifiche almeno il 10% del territorio nazionale entro il 2000. La stessa proposta venne riformulata a Bali due anni più tardi, in occasione del Congresso Mondiale sui Parchi Nazionali, e la "sfida del 10%" divenne un obiettivo che molti Stati hanno perseguito nel corso del tempo, raggiungendo addirittura il 20-25%. In un quadro mondiale, in cui Paesi in via di sviluppo che riconoscono il valore dell'ambiente sono ai vertici della classifica, l'Italia è ferma all'8%, mentre l'Abruzzo, rappresentato dai suoi 3 Parchi Nazionali, da un Parco Regionale, da 17 Riserve naturali statali, da 24 Riserve naturali regionali, da 7 Aree naturali protette e da diverse Oasi WWF, balza agli onori della cronaca con oltre il 30%.
Per oltre 70 anni l'ambasciatore
della nostra regione in ambito nazionale, europeo ed extraeuropeo è
stato proprio il Parco Nazionale d'Abruzzo,
ricco di specie floristiche particolari e soprattutto abitato da una
folla di animali selvatici che cresce di anno in anno.
Certo non è facile né
meccanico convivere con direttive che sembrano privilegiare la conservazione della natura a discapito degli agi consumistici o
acquisire uno stile di vita apparentemente anacronistico, eppure il
tempo ha dato ragione: se non si fosse strenuamente difeso il concetto
di conservazione ambientale, oggi il Parco Nazionale d'Abruzzo,
del Lazio e del Molise
non potrebbe vantare milioni di turisti che, con il loro continuo
movimento, garantiscono un ritorno economico alle popolazioni locali.
Ma anche altri angoli
d'Abruzzo permettono di vivere esperienze uniche. Dal
Corno Grande
del Gran Sasso si prova l'emozione di essere abbarbicati sul
tetto dell'Appennino, a poca distanza dal ghiacciaio più
meridionale d'Europa; sulla Majella si respira l'inebriante
profumo di mille essenze mentre un sentore mistico pervade gli eremi
incastonati in valli celate allo sguardo; dal Velino rari uccelli
spiccano il volo e scrutano dall'alto fenomeni geologici
particolari.
I fiori della Majella, il ghiacciaio del Gran Sasso, l'orso ed il camoscio del Parco d'Abruzzo, l'aquila ed il grifone del Velino sono diventati così i più degni rappresentanti di questo Abruzzo che rimane forte e gentile, selvaggio ed aspro allo sguardo ma struggente e carezzevole al ricordo, ribattezzato il Parco d'Europa per aver intrapreso l'impegnativa strada della protezione ambientale. Itinerari, escursioni e luoghi da visitare
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